Crisi Aziendali
“Qualcosa è cambiato” L’arte della continuità aziendale ed il codice della crisi
La continuità delle crisi aziendali ha “finalmente” portato come risultato alla nascita di una normativa, il decreto legislativo 14/2019 sul codice della crisi e sulla nuova interpretazione ed ampliamento dell’art 2086 secondo comma.
Una nascita di una provvidenziale legge che sarebbe dovuta esistere da sempre, perché contiene i dettami di una sana gestione aziendale ed i fondamenti della cultura di impresa.
L’azienda è un fenomeno complesso, costituita da diverse variabili il cui controllo o monitoraggio non è sempre semplice.
L’ipertrofia fiscale nel nostro paese ha fortemente condizionato, sin dalla riforma fiscale del 73, tutto il sistema delle pmi, stressate e ossessionate dalla politica fiscale italiana.
La recente normativa sul codice della crisi e lo stato d’allerta si è imposta quasi coattivamente anche sulle imprese di minori dimensioni e con l’art 2086 secondo comma, addirittura alle microimprese e ai soggetti non fallibili.
Volendo tradurre il messaggio ontologico del nuovo decreto, si potrebbe pensare che a tutte le aziende di qualunque dimensione, si richiede “finalmente” una maggiore attenzione ad una sana e corretta gestione dell’azienda sotto il profilo manageriale.
Un sistema che utilizza i metodi e le migliori best practices della direzione aziendale per garantire una sana continuità aziendale .
Le aree più neglette sono state, in questo percorso l’area finanziaria e quella del marketing.
La mancanza di verifiche e controlli in queste aree professionali, può generare effetti devastanti.
In altri termini, decisioni aziendali di natura strategica o finanziaria sono prese dal imprenditore senza che vi sia stato uno studio specifico sugli effetti indotti e/o collaterali al processo decisorio.
La Finanza ci viene incontro valutando la bontà degli investimenti con il valore attuale netto e col pareggio finanziario, il marketing attraverso indagini e regole di mercato supporta l’impresa nella previsione delle vendite, del marketing mix e/o dei fattori critici di successo o eventuali minacce rilevate attraverso la swot analysis.
Il decision making, l’arte di prendere le decisioni in azienda, è un processo soggetto a pressioni temporali e complesse, ciò comporta la necessità di una conoscenza che il knowledge management* ben rappresenta con la sua visione multipla dei fenomeni aziendali.
Decidere in fretta e con determinazione diventa meno complesso se si utilizzano le conoscenze e le competenze nella giusta direzione e con i modelli gestionali trasversali integrati dall’arte delle neuroscienze del problem solving e della programmazione neurolinguistica .
La crisi strutturale richiede fortemente una maggiore managerialità da parte delle aziende ed un lavoro di prevenzione rispetto alle minacce del mercato e della gestione finanziaria.
La programmazione diventa un must, un obbligo anche per via del nuovo decreto legislativo che impone budget previsionali per un arco di tempo che va dai sei mesi all’anno per avere contezza di flussi che fronteggino le uscite monetarie costringendo all’istituzionalità del budget di tesoreria.
Ma al di là delle incombenze che scaturiscono dal decreto legislativo 14/2019, l’accento va riposto sugli asset intangibili, elementi indispensabili per la sopravvivenza dell’azienda nel medio-lungo termine.
Asset intangibili: tutto ciò che non è “fisicamente tangibile” e misurabile. Qui si apre un mondo. Il brand, cioé la marca, è uno dei più preziosi asset intangibili. Marchi, brevetti, licenze, domini, competenze del personale, segreti industriali, innovazione, ottimizzazione dei processi… ma anche il posizionamento strategico, le relazioni, le conoscenze!
Il ciclo d’azienda ci insegna che prima del declino ( ove serve il riposizionamento), si manifesta la fase della maturità che nella matrice di Boston Consulting potrebbe essere paragonata alla Cash Cows.
Cash Cows: sia quota di mercato che tasso di crescita sono in diminuzione ma l’azienda genera molta liquidità
In questa fase l’approccio alle crisi aziendali, oltre ad essere sempre sistemico, deve essere proiettato ad un riposizionamento utilizzando il flusso dei ricavi per effettuare nuovi investimenti e consolidare con eventuali nuovi business che vadano a pescare nelle aree Stars o Question Mark della matrice suddetta.
La Finanza aziendale è ormai divenuta indispensabile per il monitoraggio ed il controllo gestionale delle aziende ma necessita non trascurare le dinamiche del mercato e del fatturato.
E’ questo il motore delle aziende il cui monitoraggio deve essere continuo ed in caso di controtendenze e di minacce in tale direzione vanno tempestivamente fronteggiate.
Kaplan e Norton con la Balanced Scorecard sin dagli anni 90 hanno dato il loro contributo, una scheda di valutazione bilanciata che a tutt’oggi è un elemento strategico più che attuale.
Ma anche il modello Canvas con il suo analitico e strutturato algoritmo possiede una efficacia ed una modernità che lo rende molto efficace.
Anche il Knowledge management, come ricordato prima, con l’applicazione interdisciplinare e moderna deve essere utilizzato all’interno dell’impresa.
Il knowledge management è diventato una vera e propria disciplina a partire dai primi anni novanta del XX secolo, grazie in particolare all’apporto di Ikujiro Nonaka (1991), che ne è considerato l’iniziatore, e si caratterizza per affondare le sue radici in molti campi diversi, fra cui l’organizzazione aziendale, la sociologia, le scienze cognitive, l’archivistica e, operativamente, l’informatica.
In altri termini un pronto soccorso che scongiuri situazioni più gravi risolvibili con la liquidazione giudiziale o le altre procedure concorsuali.
Il secondo comma dell’art 2086 del c.c. invece attua una rivoluzione copernicana imponendo un assetto organizzativo ed efficiente per rilevare tempestivamente la crisi di impresa e/o la perdita della continuità aziendale .
Quest’ultima novità abbraccia tutte le tipologie aziendali.
L’azienda è un fenomeno complesso e va studiato a fondo utilizzando molte tecniche e più scienze.
La specializzazione è importante ma serve anche una visione allargata, interdisciplinare o ancora meglio olistica che consenta di correggere il tiro, avere sempre presente la vision e modificare se occorre, la mission aziendale.
Qualcosa è cambiato….questa volta però, per fortuna !!!!!
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